Pierfranco Fornasieri
Inviato: lun feb 05, 2018 11:19 am
Ciao a tutti.
Mi chiamo Pierfranco Fornasieri e vi ringrazio per aver accettato la mia iscrizione.
Classe 1969, torinese, come da tradizione vivo non troppo lontano da dove sono nato.
Quando non fotografo, mi occupo di informatica all'interno di una multinazionale legata (indovinate un po'?) al mercato dell'auto. Strano, per uno che sta a Torino.
La fotografia occupa uno spazio enorme all'interno della mia esistenza. Quando non riesco a coltivare qualcosa a lei legato è come se mi mancasse l'aria. Mi succedeva qualcosa di simile solo da ragazzo, quando per un po' di tempo non riuscivo a incontrare le prime fidanzatine...
Qualcuno mi definisce uno Street Photographer, ma non lo sono, anche se parte della mia fotografia viene volentieri assimilata in quel senso da coloro che amano dare delle etichette. Sarà perché così viene più facile, non saprei spiegarlo bene e forse la cosa neppure susciterebbe interesse.
Io non le ho mai amate, le etichette. Quello che invece credo di voler lasciar trasparire è che vivo la fotografia in modo viscerale, cercando di lavorare per progetti, assecondando spesso tematiche che fanno capolino all'inizio nella mia testa come delle specie di fantasmi, indefinite, sfuggenti. Si definiscono col tempo, mettendoci molto a prendere forma e a mostrarsi per come le vorrei fare. La loro realizzazione, al contrario, avviene spesso attraverso una escalation, un progressivo aumento di sforzo, velocità di pensiero ed azione, in una sorta di accelerazione costante che mi porta al lavoro finale. Quando mi approccio all'editing, verso la fine, mi sento letteralmente rinascere.
Il mio approccio all'immagine è essenzialmente bianconero.
Sono contento di essere qui e non vedo l'ora di avere un sano confronto con tutti voi.
Le cinque immagini che seguono sono parte di un lavoro chiamato "Seconde Storie".
Mi chiamo Pierfranco Fornasieri e vi ringrazio per aver accettato la mia iscrizione.
Classe 1969, torinese, come da tradizione vivo non troppo lontano da dove sono nato.
Quando non fotografo, mi occupo di informatica all'interno di una multinazionale legata (indovinate un po'?) al mercato dell'auto. Strano, per uno che sta a Torino.
La fotografia occupa uno spazio enorme all'interno della mia esistenza. Quando non riesco a coltivare qualcosa a lei legato è come se mi mancasse l'aria. Mi succedeva qualcosa di simile solo da ragazzo, quando per un po' di tempo non riuscivo a incontrare le prime fidanzatine...
Qualcuno mi definisce uno Street Photographer, ma non lo sono, anche se parte della mia fotografia viene volentieri assimilata in quel senso da coloro che amano dare delle etichette. Sarà perché così viene più facile, non saprei spiegarlo bene e forse la cosa neppure susciterebbe interesse.
Io non le ho mai amate, le etichette. Quello che invece credo di voler lasciar trasparire è che vivo la fotografia in modo viscerale, cercando di lavorare per progetti, assecondando spesso tematiche che fanno capolino all'inizio nella mia testa come delle specie di fantasmi, indefinite, sfuggenti. Si definiscono col tempo, mettendoci molto a prendere forma e a mostrarsi per come le vorrei fare. La loro realizzazione, al contrario, avviene spesso attraverso una escalation, un progressivo aumento di sforzo, velocità di pensiero ed azione, in una sorta di accelerazione costante che mi porta al lavoro finale. Quando mi approccio all'editing, verso la fine, mi sento letteralmente rinascere.
Il mio approccio all'immagine è essenzialmente bianconero.
Sono contento di essere qui e non vedo l'ora di avere un sano confronto con tutti voi.
Le cinque immagini che seguono sono parte di un lavoro chiamato "Seconde Storie".