L'oblio è la più sofisticata delle memorie
Inviato: mar lug 23, 2019 4:16 pm
La missione prima della fotografia è preservare memorie. Ma anche scoprirne, e persino crearne.
Tracce antiche, lasciti generazionali, memorie biologiche, di cui avvertiamo gli effetti, ma di cui non abbiamo rappresentazione. Possono emergere attraverso il sogno, il gioco o l'arte.
La fotografia è uno strumento assai adatto a far riemergere queste memorie, e a costruirne. L'immagine fotografica, frutto di una preconcezione e di un incontro, è in grado di dare forma a eventi mentali ancora non nati: memorie del futuro, direbbe il dott. Bion.
Una volta giunte alla rappresentabilità, queste memorie possono essere accolte e conservate per sempre. Non più pensieri in cerca di pensatore, non più contenuti privi di forma, né fantasmi dall'inquietante immanenza, ma finalmente dati di fatto con cui regolare i conti, consapevolezze, acquisite talvolta sotto forma di allusione, di domanda o di insatura emozione, ma finalmente “visibili”.
A questo punto, quando l'invisibile si è fatto visibile, la domanda può spostarsi altrove e la memoria può essere archiviata. La foto, adesso guardata ad occhi chiusi – prerogativa esclusiva delle buone fotografie -, viene finalmente consegnata all'oblio: il più sicuro degli scrigni, la più sofisticata delle memorie.
Tracce antiche, lasciti generazionali, memorie biologiche, di cui avvertiamo gli effetti, ma di cui non abbiamo rappresentazione. Possono emergere attraverso il sogno, il gioco o l'arte.
La fotografia è uno strumento assai adatto a far riemergere queste memorie, e a costruirne. L'immagine fotografica, frutto di una preconcezione e di un incontro, è in grado di dare forma a eventi mentali ancora non nati: memorie del futuro, direbbe il dott. Bion.
Una volta giunte alla rappresentabilità, queste memorie possono essere accolte e conservate per sempre. Non più pensieri in cerca di pensatore, non più contenuti privi di forma, né fantasmi dall'inquietante immanenza, ma finalmente dati di fatto con cui regolare i conti, consapevolezze, acquisite talvolta sotto forma di allusione, di domanda o di insatura emozione, ma finalmente “visibili”.
A questo punto, quando l'invisibile si è fatto visibile, la domanda può spostarsi altrove e la memoria può essere archiviata. La foto, adesso guardata ad occhi chiusi – prerogativa esclusiva delle buone fotografie -, viene finalmente consegnata all'oblio: il più sicuro degli scrigni, la più sofisticata delle memorie.