Il caos e il caso
Inviato: mar mar 20, 2018 1:18 pm
L’atto fotografico può essere inteso come un mettere ordine nel caos, o anche “sospendere il disordine”, come direbbe Robert Frost.
Questo ordine è figlio di uno studio, ma capita spesso che sia anche il frutto di una momentanea ingenuità dello sguardo, e che il risultato appaia sorprendente allo stesso autore.
Non tutto può essere previsto, prestabilito, preordinato. La gran parte degli elementi che vanno a riempire il nostro fotogramma, a meno di non essere in un set di posa, sono introdotti dal caso.
Noto che nel nostro forum si sta producendo un’attenzione molto feconda non solo all’immagine nel suo complesso, ma anche ai significati di dettagli spesso trascurabili ad osservazioni superficiali. Noto pure, per contro, che molti elementi rilevati dagli osservatori vengono “giustificati” dagli autori, come fossero sempre frutto di una precisa determinazione ottenuta al momento dello scatto. Non ho motivo di credere che non sia così, e trovo invidiabile una simile lucidità progettuale in momenti che, specie per le foto istantanee, sono quasi sempre piuttosto concitati.
Personalmente, mi capita di ritrovare nei miei fotogrammi una quantità di roba che non avevo notato al momento dello scatto. La fotocamera, forse lei sì, li aveva colti, magari indotta da una qualche forma di mia determinazione inconscia. Dettagli che a posteriori acquistano un preciso senso, e che risultano a quel punto irrinunciabili nell’economia dello scatto. Ma di cui non posso prendermi il merito. Non posso ascriverlo tutto alla mia volontà, quanto meno.
A me piace sottolineare il ruolo del caso in fotografia. Come dico spesso, per me fotografare è femminile, un’azione concava. E’ “ascoltare”, più che “guardare”. Per me una foto va colta, raccolta, non va costruita. Occorre che il ricercatore di fotografie sia aperto, pronto ad accogliere dentro di sé significati diversi, a lasciarsi stupire, a lasciare aperta la porta ai dettagli imprevisti, e, infine, ad apprendere dall’esperienza, anche quando essa si presenti nelle forme imprevedibili del caso. Dal caos, per caso, nasce la cosa.
Termino questa breve riflessione con una citazione di Ferdinando Scianna, sperando che sia da stimolo ad altri contributi.
"Nel caos quando ci sei dentro non capisci niente, poi ti giri indietro a guardare e metti ordine, in qualche modo ci provi. Anche se credo assolutamente nella casualità. Quel che nasce dal caos diventa storia, qui trovi motivi d’esistenza e scatti una fotografia".
Questo ordine è figlio di uno studio, ma capita spesso che sia anche il frutto di una momentanea ingenuità dello sguardo, e che il risultato appaia sorprendente allo stesso autore.
Non tutto può essere previsto, prestabilito, preordinato. La gran parte degli elementi che vanno a riempire il nostro fotogramma, a meno di non essere in un set di posa, sono introdotti dal caso.
Noto che nel nostro forum si sta producendo un’attenzione molto feconda non solo all’immagine nel suo complesso, ma anche ai significati di dettagli spesso trascurabili ad osservazioni superficiali. Noto pure, per contro, che molti elementi rilevati dagli osservatori vengono “giustificati” dagli autori, come fossero sempre frutto di una precisa determinazione ottenuta al momento dello scatto. Non ho motivo di credere che non sia così, e trovo invidiabile una simile lucidità progettuale in momenti che, specie per le foto istantanee, sono quasi sempre piuttosto concitati.
Personalmente, mi capita di ritrovare nei miei fotogrammi una quantità di roba che non avevo notato al momento dello scatto. La fotocamera, forse lei sì, li aveva colti, magari indotta da una qualche forma di mia determinazione inconscia. Dettagli che a posteriori acquistano un preciso senso, e che risultano a quel punto irrinunciabili nell’economia dello scatto. Ma di cui non posso prendermi il merito. Non posso ascriverlo tutto alla mia volontà, quanto meno.
A me piace sottolineare il ruolo del caso in fotografia. Come dico spesso, per me fotografare è femminile, un’azione concava. E’ “ascoltare”, più che “guardare”. Per me una foto va colta, raccolta, non va costruita. Occorre che il ricercatore di fotografie sia aperto, pronto ad accogliere dentro di sé significati diversi, a lasciarsi stupire, a lasciare aperta la porta ai dettagli imprevisti, e, infine, ad apprendere dall’esperienza, anche quando essa si presenti nelle forme imprevedibili del caso. Dal caos, per caso, nasce la cosa.
Termino questa breve riflessione con una citazione di Ferdinando Scianna, sperando che sia da stimolo ad altri contributi.
"Nel caos quando ci sei dentro non capisci niente, poi ti giri indietro a guardare e metti ordine, in qualche modo ci provi. Anche se credo assolutamente nella casualità. Quel che nasce dal caos diventa storia, qui trovi motivi d’esistenza e scatti una fotografia".