Toscani, Benetton, i migranti
- MarcoBiancardi
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Toscani, Benetton, i migranti
interessanti consierazioni di Michele Smargiassi sul caso della fotografia dei migranti naufraghi utilizzata da OlivieroToscani per la campagna pubblicitaria di Benetton:
http://smargiassi-michele.blogautore.re ... iterranee/
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- Carlo Riggi
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Lette, e letta anche la lettera di risposta di Cito alle insolenze di Toscani, con tanto di "Cito chi?".
Tra Francesco Cito e Oliviero Toscani, scelgo il primo tutta la vita. Per simpatia, per indole e per affinità sull'idea di fotografia.
Ma sinceramente non capisco perché si siano cacciati in questa polemica. Sono così diversi, eppure così importanti per la Fotografia. Hanno concetti diametralmente opposti, ma ad entrambi dobbiamo qualcosa, noi che di fotografie ci nutriamo, ci beiamo e ci curiamo. Discutere sulle rispettive idee è bello e giusto, ma vedere arrivare al fastidio personale, al "Cito chi?", al "Piccolo fotografo", sinceramente mi dispiace.
Detto questo, se la risposta di Toscani è arrogante da par suo, mi pare che la replica di Cito sia alquanto debole. Chi stabilisce quanto grande sia un fotografo? Chi dice che non si possa utilizzare un oggetto altrui per riconfigurarlo in opera originale? Se così fosse, Duchamp, e con lui tutti quelli del Ready Made, andrebbero derubricati da artisti ad artigiani (se non ladri). Come si fa a dire che Toscani pubblica gratuitamente le sue fotografie per via della pubblicità pagata da Benetton? E' Benetton il suo committente, è normale che paghi lui. E quella polemica sul partito che non interviene sull'operato di un suo iscritto... Cosa reclama Cito, un Minculpop? Credo che la fotografia si possa declinare in infiniti modi possibili, e che Cito e Toscani siano nei loro diversissimi mondi due grandi. Non mi piace questa polemica e condivido molto le considerazioni e i dubbi di Michele Smargiassi.
Tra Francesco Cito e Oliviero Toscani, scelgo il primo tutta la vita. Per simpatia, per indole e per affinità sull'idea di fotografia.
Ma sinceramente non capisco perché si siano cacciati in questa polemica. Sono così diversi, eppure così importanti per la Fotografia. Hanno concetti diametralmente opposti, ma ad entrambi dobbiamo qualcosa, noi che di fotografie ci nutriamo, ci beiamo e ci curiamo. Discutere sulle rispettive idee è bello e giusto, ma vedere arrivare al fastidio personale, al "Cito chi?", al "Piccolo fotografo", sinceramente mi dispiace.
Detto questo, se la risposta di Toscani è arrogante da par suo, mi pare che la replica di Cito sia alquanto debole. Chi stabilisce quanto grande sia un fotografo? Chi dice che non si possa utilizzare un oggetto altrui per riconfigurarlo in opera originale? Se così fosse, Duchamp, e con lui tutti quelli del Ready Made, andrebbero derubricati da artisti ad artigiani (se non ladri). Come si fa a dire che Toscani pubblica gratuitamente le sue fotografie per via della pubblicità pagata da Benetton? E' Benetton il suo committente, è normale che paghi lui. E quella polemica sul partito che non interviene sull'operato di un suo iscritto... Cosa reclama Cito, un Minculpop? Credo che la fotografia si possa declinare in infiniti modi possibili, e che Cito e Toscani siano nei loro diversissimi mondi due grandi. Non mi piace questa polemica e condivido molto le considerazioni e i dubbi di Michele Smargiassi.
Ciao
Carlo
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- Carlo Riggi
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Per completezza, riporto qui la risposta di Cito:
A seguito del vespaio da me suscitato, in cui critico Oliviero Toscani, in merito alla sua ultima pubblicità con il marchio Benetton, per l’utilizzo di una foto di Kenny Karpov, oggi alcuni amici mi hanno fatto pervenire un video pubblicato online, in cui Toscani risponde alla mia critica.
Preso visione del video inviatomi, ringrazio Oliviero Toscani, per avere affermato nel suddetto, di non conoscere il fotografo Francesco Cito, e di questo, gliene sono grato, perché sta a significare, per quanto piccolo io sia nel firmamento fotografico, di essere rimasto incontaminato da certe logiche di mercato. Obietto comunque per correttezza, che per quanto si definisce essere tante cose, da regista, a sceneggiatore, a tecnico delle luci, e ancora art director, e tante altre cose ancora, di avere purtroppo la mente corta, essendo stati presentati a suo tempo, dall’amico fotografo Franco Fontana.
Oliviero Toscani, dimentica inoltre, che durante una serata a lui dedicata a San Felice sul Panaro, anni fa, in cui si celebrava un noto festival di fotografia, io fui quello fra il pubblico, a chiedergli chi fossero gli autori delle foto da lui utilizzate, nella prima campagna pubblicitaria chock, anni 80, sempre per il marchio Benetton, sulle cui foto mancava il credito fotografico, e dalla stampa tutta a lui attribuite. Non ci fù risposta, anzi la mia domanda, l’aveva alquanto infastidito.
Caro Oliviero, mi scuso se prendo licenza di definirla tale, in fondo siamo colleghi, per quanto io non abbia tanta notorietà, ne conduco programmi radiofonici, ne televisivi, ne tanto meno campagne pubblicitarie, immagino milionarie, ma una cosa voglio precisare, io non ho alcuna gelosia, ne invidia, ne altro, anche perché non mi ritrovo per niente nel suo concetto espositivo, di cosa significhi la fotografia. A suo tempo ho fatto delle scelte precise, e non rimpiango nulla sulle mie decisioni, nonostante mi fosse stato offerto di fare moda, così come ho sempre rinunciato all’essere assunto da editori importanti, prima dell’avvento degli attuali, che poco sanno d’informazione.
Non invidio nessuno per quanto piccolo io possa essere e un signor nessuno. Le immagini che in tutti questi anni ho realizzato e di cui sono stato, e ancora sono, regista, sceneggiatore, tecnico delle luci, art director etc etc. Le immagini, in cui per la loro realizzazione, io stesso ho mosso gli eserciti sui campi di battaglia, e non solo, appunto come regista, come Toscani afferma debba essere un fotografo moderno, senza mai avvalermi di generali, e di cui io stesso come operatore, utilizzando il mezzo, così detto foto-camera, ho poi impresso sulla pellicola, e per conseguenza autore.
( Non so se in questa sua visione della fotografia moderna, Oliviero non si riferisse a George Lucas, per la realizzazione di Guerre Stellari. ) La fotografia non è un film, anche se quest’ultimo, nasce dalla fotografia.
Racconti fotografici, storie intere, in cui il soggetto è il genere umano, di cui sovente ne ho attraversato i drammi, le sofferenze, ma anche i suoi momenti di gioia, e stranamente per quanto piccolo io possa essere, sono state pubblicate su testate giornalistiche che spaziano dal Sunday Times mag, a Life, da Stern ad Epoca, da Paris Match, all’ Observer, e su quasi tutta la stampa internazionale che conta. Pagine e pagine, e copertine comprese. Non male per un nessuno, che ha fatto della sua professione uno stile di vita, ricevendo credito dalle tante testate giornalistiche che contano, perché ho sempre avuto rispetto per chiunque fosse il mio soggetto, e mai nessuno ha messo in discussione la mia etica, ne tantomeno sono stato condannato dalle leggi “Sears” negli Stati Uniti. Può Oliviero Toscani, avvalersi di tante pubblicazioni sulle suddette testate? Forse si, credo anzi, che le sue campagne pubblicitarie, siano apparse di certo in ogni spazio disponibile del mondo, ma c’è una differenza sostanziale, gli spazi pubblicitari si pagano, e quando l’inserzionista paga, sia esso Benetton, o il detersivo Spik e Span, nessuno editore o spazio su di un edificio, rifiuta l’inserzione.
Le mie immagini, da umile operatore, sono state invece pubblicate in quanto avevano, o hanno qualcosa da trasmettere, pari ad alcune foto scelte da Toscani, ma non sue, per pubblicizzare un prodotto, che nulla ha a che vedere con la tragedia rappresentata. Eticamente, nulla hanno a che fare con un marchio commerciale. Comunque credo che Toscani ignori, che la rappresentazione sui media, nelle trasmissioni varie, della tragedia dei migranti, sono state divulgate a migliaia, prodotte da bravi autori, fotografi di reportage, che vanno da Giulio Piscitelli, a Francesco Malavolta, da Alessandro Penso a Francesco Giusti, da Rocco Rorandelli, come pure Francesco Zizola, e tanti altri dal lungo elenco da elencare, che sarebbe sacrilegio secondo il pensiero Olivierano, definirli autori, oltre che fotografi.. Sbaglia Oliviero nel dire che questa sua scelta di utilizzare tale foto, da visibilità non solo al fotografo, che in questo caso ha sbagliato a venderla per tale utilizzo, ma al problema stesso. L’avrei capito se tale iniziativa fosse stata affine ad una raccolta fondi per sponsorizzare un’iniziativa umanitaria. La cruda verità, è: a Benetton interessa vendere magliette. Inoltre mi domando cosa ne pensino nel PD, di cui Oliviero si vanta di avere la tessera. Mi chiedo poi, come mai il caro Oliviero Toscani, così bravo, così attento nel definire cosa debba essere un fotografo moderno, e avendo tutte queste qualità da lui elencate, non sia lui stesso a fotografare quei soggetti realizzati dai poveri fotografi di reportage. Paura? Pigrizia? Incapacità? Oppure perché le foto scattate ai bambini di Gaza con in dosso le magliette Benetton, erano un’aberrazione della fotografia?
Qualcuno ha scritto: Cito ha rischiato la vita. Questa è un’ attribuzione dettata da altri, io non l’ho mai detta, e ogni volta che mi si dice, “non è pericoloso il lavoro che fa, non ha paura?”, ho sempre risposto che ci vuole più coraggio ed è più pericoloso salire ogni giorno su di un impalcatura. Io non posso aver paura, ma nemmeno essere sprezzante del pericolo, guardo avanti, perché il lavoro che faccio mi porta a conoscere l’uomo, quello che di solito non appare sulle pagine patinate della pubblicità, e che mai sarà.
In quanto alla Piazza del Campidoglio a Roma, ( esempio poco attinente con la visione che Toscani ha dei fotografi ), disegnata da Michelangelo, il quale era si scultore, ma anche pittore, architetto, ingegnere etc., collocò si al centro di quel trapezio una statua equestre di epoca romana, ma quel cavaliere, l’imperatore Marco Aurelio, fu voluto li dal Papa Paolo III.
Io non giudico nessuno, non è da me, ma credo in quanto fotografo anche in BIANCO e NERO, di avere un po di conoscenza quanto si parla di fotografia.
P.S.
Prima di pubblicare la presente, questa sera, ho atteso di ascoltare, Oliviero Toscani su Rai Radio 1, nella trasmissione: “Io non sono obiettivo”, nella quale naturalmente ha capovolto in parte, la sua versione espressa nel video, e di seguito alle cose da lui elencate in risposta all’intervistatore, mi viene naturale in questo contesto, estrapolare l’ultima parte del pensiero di Ferdinando Scianna, voce più autorevole della mia, che nel suo volume “Obiettivo ambiguo” nel profilo che dedica a Toscani, termina così:
“Grande pubblicitario, geniale inventore di dispositivi di comunicazione”.
Piccolo fotografo.
Francesco Cito
A seguito del vespaio da me suscitato, in cui critico Oliviero Toscani, in merito alla sua ultima pubblicità con il marchio Benetton, per l’utilizzo di una foto di Kenny Karpov, oggi alcuni amici mi hanno fatto pervenire un video pubblicato online, in cui Toscani risponde alla mia critica.
Preso visione del video inviatomi, ringrazio Oliviero Toscani, per avere affermato nel suddetto, di non conoscere il fotografo Francesco Cito, e di questo, gliene sono grato, perché sta a significare, per quanto piccolo io sia nel firmamento fotografico, di essere rimasto incontaminato da certe logiche di mercato. Obietto comunque per correttezza, che per quanto si definisce essere tante cose, da regista, a sceneggiatore, a tecnico delle luci, e ancora art director, e tante altre cose ancora, di avere purtroppo la mente corta, essendo stati presentati a suo tempo, dall’amico fotografo Franco Fontana.
Oliviero Toscani, dimentica inoltre, che durante una serata a lui dedicata a San Felice sul Panaro, anni fa, in cui si celebrava un noto festival di fotografia, io fui quello fra il pubblico, a chiedergli chi fossero gli autori delle foto da lui utilizzate, nella prima campagna pubblicitaria chock, anni 80, sempre per il marchio Benetton, sulle cui foto mancava il credito fotografico, e dalla stampa tutta a lui attribuite. Non ci fù risposta, anzi la mia domanda, l’aveva alquanto infastidito.
Caro Oliviero, mi scuso se prendo licenza di definirla tale, in fondo siamo colleghi, per quanto io non abbia tanta notorietà, ne conduco programmi radiofonici, ne televisivi, ne tanto meno campagne pubblicitarie, immagino milionarie, ma una cosa voglio precisare, io non ho alcuna gelosia, ne invidia, ne altro, anche perché non mi ritrovo per niente nel suo concetto espositivo, di cosa significhi la fotografia. A suo tempo ho fatto delle scelte precise, e non rimpiango nulla sulle mie decisioni, nonostante mi fosse stato offerto di fare moda, così come ho sempre rinunciato all’essere assunto da editori importanti, prima dell’avvento degli attuali, che poco sanno d’informazione.
Non invidio nessuno per quanto piccolo io possa essere e un signor nessuno. Le immagini che in tutti questi anni ho realizzato e di cui sono stato, e ancora sono, regista, sceneggiatore, tecnico delle luci, art director etc etc. Le immagini, in cui per la loro realizzazione, io stesso ho mosso gli eserciti sui campi di battaglia, e non solo, appunto come regista, come Toscani afferma debba essere un fotografo moderno, senza mai avvalermi di generali, e di cui io stesso come operatore, utilizzando il mezzo, così detto foto-camera, ho poi impresso sulla pellicola, e per conseguenza autore.
( Non so se in questa sua visione della fotografia moderna, Oliviero non si riferisse a George Lucas, per la realizzazione di Guerre Stellari. ) La fotografia non è un film, anche se quest’ultimo, nasce dalla fotografia.
Racconti fotografici, storie intere, in cui il soggetto è il genere umano, di cui sovente ne ho attraversato i drammi, le sofferenze, ma anche i suoi momenti di gioia, e stranamente per quanto piccolo io possa essere, sono state pubblicate su testate giornalistiche che spaziano dal Sunday Times mag, a Life, da Stern ad Epoca, da Paris Match, all’ Observer, e su quasi tutta la stampa internazionale che conta. Pagine e pagine, e copertine comprese. Non male per un nessuno, che ha fatto della sua professione uno stile di vita, ricevendo credito dalle tante testate giornalistiche che contano, perché ho sempre avuto rispetto per chiunque fosse il mio soggetto, e mai nessuno ha messo in discussione la mia etica, ne tantomeno sono stato condannato dalle leggi “Sears” negli Stati Uniti. Può Oliviero Toscani, avvalersi di tante pubblicazioni sulle suddette testate? Forse si, credo anzi, che le sue campagne pubblicitarie, siano apparse di certo in ogni spazio disponibile del mondo, ma c’è una differenza sostanziale, gli spazi pubblicitari si pagano, e quando l’inserzionista paga, sia esso Benetton, o il detersivo Spik e Span, nessuno editore o spazio su di un edificio, rifiuta l’inserzione.
Le mie immagini, da umile operatore, sono state invece pubblicate in quanto avevano, o hanno qualcosa da trasmettere, pari ad alcune foto scelte da Toscani, ma non sue, per pubblicizzare un prodotto, che nulla ha a che vedere con la tragedia rappresentata. Eticamente, nulla hanno a che fare con un marchio commerciale. Comunque credo che Toscani ignori, che la rappresentazione sui media, nelle trasmissioni varie, della tragedia dei migranti, sono state divulgate a migliaia, prodotte da bravi autori, fotografi di reportage, che vanno da Giulio Piscitelli, a Francesco Malavolta, da Alessandro Penso a Francesco Giusti, da Rocco Rorandelli, come pure Francesco Zizola, e tanti altri dal lungo elenco da elencare, che sarebbe sacrilegio secondo il pensiero Olivierano, definirli autori, oltre che fotografi.. Sbaglia Oliviero nel dire che questa sua scelta di utilizzare tale foto, da visibilità non solo al fotografo, che in questo caso ha sbagliato a venderla per tale utilizzo, ma al problema stesso. L’avrei capito se tale iniziativa fosse stata affine ad una raccolta fondi per sponsorizzare un’iniziativa umanitaria. La cruda verità, è: a Benetton interessa vendere magliette. Inoltre mi domando cosa ne pensino nel PD, di cui Oliviero si vanta di avere la tessera. Mi chiedo poi, come mai il caro Oliviero Toscani, così bravo, così attento nel definire cosa debba essere un fotografo moderno, e avendo tutte queste qualità da lui elencate, non sia lui stesso a fotografare quei soggetti realizzati dai poveri fotografi di reportage. Paura? Pigrizia? Incapacità? Oppure perché le foto scattate ai bambini di Gaza con in dosso le magliette Benetton, erano un’aberrazione della fotografia?
Qualcuno ha scritto: Cito ha rischiato la vita. Questa è un’ attribuzione dettata da altri, io non l’ho mai detta, e ogni volta che mi si dice, “non è pericoloso il lavoro che fa, non ha paura?”, ho sempre risposto che ci vuole più coraggio ed è più pericoloso salire ogni giorno su di un impalcatura. Io non posso aver paura, ma nemmeno essere sprezzante del pericolo, guardo avanti, perché il lavoro che faccio mi porta a conoscere l’uomo, quello che di solito non appare sulle pagine patinate della pubblicità, e che mai sarà.
In quanto alla Piazza del Campidoglio a Roma, ( esempio poco attinente con la visione che Toscani ha dei fotografi ), disegnata da Michelangelo, il quale era si scultore, ma anche pittore, architetto, ingegnere etc., collocò si al centro di quel trapezio una statua equestre di epoca romana, ma quel cavaliere, l’imperatore Marco Aurelio, fu voluto li dal Papa Paolo III.
Io non giudico nessuno, non è da me, ma credo in quanto fotografo anche in BIANCO e NERO, di avere un po di conoscenza quanto si parla di fotografia.
P.S.
Prima di pubblicare la presente, questa sera, ho atteso di ascoltare, Oliviero Toscani su Rai Radio 1, nella trasmissione: “Io non sono obiettivo”, nella quale naturalmente ha capovolto in parte, la sua versione espressa nel video, e di seguito alle cose da lui elencate in risposta all’intervistatore, mi viene naturale in questo contesto, estrapolare l’ultima parte del pensiero di Ferdinando Scianna, voce più autorevole della mia, che nel suo volume “Obiettivo ambiguo” nel profilo che dedica a Toscani, termina così:
“Grande pubblicitario, geniale inventore di dispositivi di comunicazione”.
Piccolo fotografo.
Francesco Cito
Ciao
Carlo
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- MarcoBiancardi
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
penoso, patetico battibecco, beghe da pollaio tra vecchi fotografi
- Ottavio Colosio
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Credo che ci sia di mezzo solo la politica..con tutto cio' che ne segue..fra chi prima si trovava dalla stessa parte
( stesse tartine imburrate e stesso caviale ) ed ora, con tante e nessuna sfaccettatura, sono agli opposti.
Per quello che riguarda l'obiettivita', ricordo il mio Prof di Fisica che in seguito ad una discussione chiese:
- " Ma tu sei obiettivo ? ".
- " Certo !! ". Rispose il vicino di banco.
-" Allora fotografami il buco del culo! " . Replico' il Prof. .
Oggi quel Prof. finirebbe sulle pagine dei giornali..ma fortunatamente ai tempi vi erano meno social e meno stupidita' collettiva.
( stesse tartine imburrate e stesso caviale ) ed ora, con tante e nessuna sfaccettatura, sono agli opposti.
Per quello che riguarda l'obiettivita', ricordo il mio Prof di Fisica che in seguito ad una discussione chiese:
- " Ma tu sei obiettivo ? ".
- " Certo !! ". Rispose il vicino di banco.
-" Allora fotografami il buco del culo! " . Replico' il Prof. .
Oggi quel Prof. finirebbe sulle pagine dei giornali..ma fortunatamente ai tempi vi erano meno social e meno stupidita' collettiva.
Saluti
Ottavio
Matematicamente parlando, la fotografia è un'applicazione lineare da R3 in R2
Ottavio
Matematicamente parlando, la fotografia è un'applicazione lineare da R3 in R2
Re: Toscani, Benetton, i migranti
La polemica ,poi degenerata,sembra sia nata dal fatto che Toscani abbia lasciato intendere ,senza mai chiarirlo,che alcune (tante?) foto delle sue campagne pubblicitarie fossero sue. Diciamo che quando i giornalisti gli hanno attribuito foto non sue,abbia lasciato correre...
Maurizio Cassese
- Alessandro Saponaro
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Concordo.MarcoBiancardi ha scritto: ↑dom giu 24, 2018 7:13 pmpenoso, patetico battibecco, beghe da pollaio tra vecchi fotografi
Leggere degli ultra sessantenni fare a chi ce l'ha più lungo è davvero pietoso
Tornassero a fare foto, che gli riesce meglio...
"A good traveler has no fixed plans, and is not intent on arriving" (Lao Tzu)
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- Giuseppe Pagano
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
A me non piace quella pubblicità. L'intreccio fra una presunta solidarietà e lo sfruttamento commerciale di un dramma è comunque troppo ambiguo.
Giuseppe Pagano
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- Paolo Corona
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Mi trovo in linea con il pensiero di Giuseppe Pagano. Aggiungo inoltre di essere un po' stanco di vedere fotografie dove il primo obiettivo pare essere quello di scioccare. Toscani ha adottato in questo caso una tecnica che impera nei social e francamente annoia. Se Benetton, come dice Smargiassi vuole andare oltre il suo ruolo di imprenditore e entrare nel sociale dovrebbe farlo manifestandosi con più profondità e stimolo per le coscienze.
Un saluto.
Un saluto.
Paolo Corona.
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Come si fa a scandalizzarsi di fronte a questa campagna pubblicitaria? Come si può non inorridire al pensiero che su queste 'povere anime', si sta accanendo l'intero mondo? Che su queste disgrazie ci stiano guadagnando tutti? E che stiamo a guardare rimanendo 'nel profondo' indifferenti? Salvo gridare allo scandalo forse per curarsi l'anima?
La diatriba emersa tra il 'fotografo affermato' e quello misconosciuto ai più, mi interessa poco, anzi non mi interessa affatto. Mentre mi interessa molto di più comprendere (ammesso che vi siano risposte) quello che 'il vecchio mondo' deciderà di fare per realmente aiutare questa povera gente.
Mi si perdoni lo sfogo
La diatriba emersa tra il 'fotografo affermato' e quello misconosciuto ai più, mi interessa poco, anzi non mi interessa affatto. Mentre mi interessa molto di più comprendere (ammesso che vi siano risposte) quello che 'il vecchio mondo' deciderà di fare per realmente aiutare questa povera gente.
Mi si perdoni lo sfogo
Cordialmente
Giuseppe
Giuseppe
- Carlo Riggi
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Giuseppe, il tuo sfogo è ben comprensibile e condivisibile.
Quanto alla pubblicità, io non applicherei troppe categorie etiche nel giudicarla. Benetton è un imprenditore e ha come scopo principale quello di vendere. Toscani è un fotografo, o un art director, e ha come scopo quello di compiacere il proprio committente. L'utilizzo di immagini shock, in questo caso prese dalla cronaca, è politicamente e eticamente "scorretto", come lo stesso Toscani ammetterebbe senza problemi, essendo lui un provocatore, o un artista. "Scorretto" è il dito medio di Cattelan, così come i suoi bambini impiccati o il Papa travolto da una meteora. Toscani si spinge oltre e utilizza immagini "vere", non costruite. Sul "vero" in fotografia potremmo discutere a lungo, ma non è questo il punto.
Più che sulle intenzioni, io mi concentrerei sugli effetti. Benetton vende maglioncini, assodato, ma quanto incide sulle nostre coscienze, o sul nostro immaginario, quella fotografia? Cosa porta in termini di conoscenza e sensibilizzazione?
La risposta non è univoca, qualcuno potrebbe giustamente dire che porta assuefazione e banalizzazione, e potrebbe avere ragione. Io però penso a quanto abbiano inciso sulle coscienze di tutti noi le campagne con i ragazzi di tutti i colori del mondo. Mi chiedo se quello non sia stato un veicolo straordinario di "assuefazione" alle differenze (in senso positivo). I nostri bambini e noi stessi siamo cresciuti abituati all'idea dell'integrazione razziale anche grazie a Benetton. Sull'anoressia, in termini di sensibilizzazione ha fatto più quella famosa foto di Isabelle Caro che tante campagne sanitarie. E così le provocazioni su preti e suore che si baciano, o sui preservativi, ecc.
Insomma, non c'è dubbio che la logica sia tutta commerciale, la coppia Benetton/Toscani sfrutta la provocazione per vendere, e queste sono le intenzioni. Gli effetti, però, potrebbero essere tutt'altro che negativi. E che questa sia pure una retrointenzione dell'imprenditore e del fotografo, spetta al loro confessore stabilirlo. Chi siamo noi per dare patenti di bontà e innocenza?
Quanto alla pubblicità, io non applicherei troppe categorie etiche nel giudicarla. Benetton è un imprenditore e ha come scopo principale quello di vendere. Toscani è un fotografo, o un art director, e ha come scopo quello di compiacere il proprio committente. L'utilizzo di immagini shock, in questo caso prese dalla cronaca, è politicamente e eticamente "scorretto", come lo stesso Toscani ammetterebbe senza problemi, essendo lui un provocatore, o un artista. "Scorretto" è il dito medio di Cattelan, così come i suoi bambini impiccati o il Papa travolto da una meteora. Toscani si spinge oltre e utilizza immagini "vere", non costruite. Sul "vero" in fotografia potremmo discutere a lungo, ma non è questo il punto.
Più che sulle intenzioni, io mi concentrerei sugli effetti. Benetton vende maglioncini, assodato, ma quanto incide sulle nostre coscienze, o sul nostro immaginario, quella fotografia? Cosa porta in termini di conoscenza e sensibilizzazione?
La risposta non è univoca, qualcuno potrebbe giustamente dire che porta assuefazione e banalizzazione, e potrebbe avere ragione. Io però penso a quanto abbiano inciso sulle coscienze di tutti noi le campagne con i ragazzi di tutti i colori del mondo. Mi chiedo se quello non sia stato un veicolo straordinario di "assuefazione" alle differenze (in senso positivo). I nostri bambini e noi stessi siamo cresciuti abituati all'idea dell'integrazione razziale anche grazie a Benetton. Sull'anoressia, in termini di sensibilizzazione ha fatto più quella famosa foto di Isabelle Caro che tante campagne sanitarie. E così le provocazioni su preti e suore che si baciano, o sui preservativi, ecc.
Insomma, non c'è dubbio che la logica sia tutta commerciale, la coppia Benetton/Toscani sfrutta la provocazione per vendere, e queste sono le intenzioni. Gli effetti, però, potrebbero essere tutt'altro che negativi. E che questa sia pure una retrointenzione dell'imprenditore e del fotografo, spetta al loro confessore stabilirlo. Chi siamo noi per dare patenti di bontà e innocenza?
Ciao
Carlo
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Io: nessuno!Carlo Riggi ha scritto: ↑sab lug 07, 2018 9:17 amChi siamo noi per dare patenti di bontà e innocenza?
Quello che hai replicato, è corretto; Le campagne 'sull'uguaglianza' ed 'Anoressia', hanno certamente 'scavato' dentro la coscienza.
Così come pure le regole del mercato e dell'imprenditoria, che conosco per averlo praticato (prima da consulente, e dopo da D.G.).
Ma il punto (mio) di vista - che forse nell'impeto della risposta non sono riuscito ad esprimere compiutamente - è: come risolviamo il problema di queste persone?
Li accogliamo, li sfamiamo, ma dopo? Quale futuro li attende? Esiste da qualche parte (nei programmi degli Stati intendo) un piano per l'inserimento? Qualcuno si preoccupa di creare degli archivi di possibili competenze nominativi, che permettano un collocamento nei posti di lavoro (sia in Italia che in Europa)?
Si dice che ci pagheranno le pensioni in futuro, ma con quale lavoro? Se non esiste un piano - serio - di inserimento?
Mi fermo quà
Grazie Carlo per la replica.
Cordialmente
Giuseppe
Giuseppe
- Giuseppe Pagano
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Re: Toscani, Benetton, i migranti
Papale, non provo nemmeno a collegarmi alle tue osservazioni perché sono temi importanti ma che evidentemente ci portano troppo lontano dalla discussione sull'uso di "questa" immagine.
Cito appartiene ad un ecosistema diverso da Toscani, e non posso che considerare il suo più che uno sfogo.
Mi piace l'analisi di Carlo sugli effetti della pubblicità Benetton riguardo l'integrazione.
Sull'ultima trovata, però, rimango della mia idea: è stato un dramma a botta calda buttato in pubblicità. Probabilmente è questione di sfumature, di un sentire personale: qualcosa stride.
Se oggi Benetton mi presentasse dei bambini di varie etnie che si tengono per mano, di cui uno con giubbotto salvagente, penso che ne comprenderei più lucidamente il messaggio.
Sarebbe una presa di posizione troppo esplicita e controvento, per un'azienda che deve vendere a tutti comunque e i cui processi di produzione non sono immacolati?
Viviamo in un mondo di superficialità e semplicismi, pochi si possono permettere le analisi di Carlo, e il rischio di banalizzazione cui accennava mi punge nel fianco.
Grazie a tutti voi per la discussione!
Cito appartiene ad un ecosistema diverso da Toscani, e non posso che considerare il suo più che uno sfogo.
Mi piace l'analisi di Carlo sugli effetti della pubblicità Benetton riguardo l'integrazione.
Sull'ultima trovata, però, rimango della mia idea: è stato un dramma a botta calda buttato in pubblicità. Probabilmente è questione di sfumature, di un sentire personale: qualcosa stride.
Se oggi Benetton mi presentasse dei bambini di varie etnie che si tengono per mano, di cui uno con giubbotto salvagente, penso che ne comprenderei più lucidamente il messaggio.
Sarebbe una presa di posizione troppo esplicita e controvento, per un'azienda che deve vendere a tutti comunque e i cui processi di produzione non sono immacolati?
Viviamo in un mondo di superficialità e semplicismi, pochi si possono permettere le analisi di Carlo, e il rischio di banalizzazione cui accennava mi punge nel fianco.
Grazie a tutti voi per la discussione!
Giuseppe Pagano
www.giuseppepagano.eu
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