fotografia di PIergiorgio Branzi , del 1955.
ricorro alle parole dell'autore stesso, citando direttamente alcuni suoi pensieri a commento di questa che è tra le sue la fotografia che amo di più:
... è certo che la realtà la vediamo attraverso il fondo di bottiglia dell’obiettivo, ma è altrettanto certo che la creazione dell’ “immagine” attiva le corde della nostra sensibilità, della nostra cultura non solo figurativa: coinvolge la coscienza sociale, il livello “etico” dell’autore, lo responsabilizza. In ultima analisi “l’immagine finale” proviene dal più profondo del nostro essere, dalla nostra stessa identità. E ci scopre e ci smaschera. Ci aiuta Oscar Wilde: «Qualunque ritratto, dipinto con intelletto ed empatia, è un ritratto dell’artista e non del modello. Il modello non è che l’occasione. Non è lui che è rivelato dal pittore, ma è il pittore che rivela sé stesso ...
... definirei la mia opera fotografica "realista", più che neorealista: o meglio parlerei di "realismo-formale" a valenza sociale. Il mio ralismo era uno sguardo di attenzione, di compassione verso quella realtà, il tentativo di tradurre quelle sensazioni in buone immagini, formalmente corrette.
... Mi sorpassa un ragazzo con sulle spalle un enorme orologio. Grande e rotondo, come quelli che si usava portare nella tasca del gilet appeso a una robusta catenella ... Funziona, sento il tic-tac, ma le lancette sono irrequiete, saltellano irregolarmente a ogni sobbalzo. Convinco il ragazzo a fermarsi e farsi fotografare. C'è un' ampia pozzanghera nella stradina, al centro di una quinta di muri corrosi. Il quadrante si riflette nello specchio d'acqua, si sdoppia, mi offre la chiave di lettura che cercavo di questo intrigante lembo di terra, dove il tempo sembra essersi fermato, sospeso in un silenzio d'acquario, una muta inquietudine metafisica .... Sopraggiunge un adulto che preleva il bizzarro orologio fuori misura, che segna il tempo con enigmatica indefinitezza, lo porta alla sua naturale destinazione: insegna pubblicitaria di un orologiaio.
L'orologio di Comacchio
- MarcoBiancardi
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- Carlo Riggi
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Re: L'orologio di Comacchio
Questa foto deve certamente buona parte della sua fortuna alla pozzanghera e al riflesso, ma ho sempre pensato che sarebbe stata meglio senza.
Ciao
Carlo
Carlo
Re: L'orologio di Comacchio
Questa è una di quelle che rimangono impresse nella memoria...
Maurizio Cassese
- Sergio Lovisolo
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Re: L'orologio di Comacchio
Ci sono casi,molto frequenti, in cui la spiegazione satura l'immagine.Carlo Riggi ha scritto: ↑mer dic 26, 2018 7:35 pmQuesta foto deve certamente buona parte della sua fortuna alla pozzanghera e al riflesso, ma ho sempre pensato che sarebbe stata meglio senza.
Ora sappiamo che è stata costruita anticipando photoshop, introducendo per giunta
un elemento, come quello del riflesso, che rischia sempre il luogo comune.
Meglio senza, come dice Carlo, e soprattutto meglio senza storicizzazione.
Ciao.
Sergio
- MarcoBiancardi
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Re: L'orologio di Comacchio
Io non sono d’accordo con Carlo e Sergio nel ritenere superfluo il ruolo del riflesso nella pozza. Lo considero invece fondamentale per la narrazione di quelle terre del delta del grande fiume, dove acqua e terra sono profondamente frammiste, legate e intrecciate in quel dedalo di canali e corsi minori del Po, e dove terra e cielo sono anch’essi fusi nel riflesso di esso nelle distese liquide.
L’aver inserito il piccolo specchio d’acqua nella fotografia è per me l’atto autoriale che ha creato l’icona adatta per raccontare accanto alla vita anche la geografia del luogo,
L’aver inserito il piccolo specchio d’acqua nella fotografia è per me l’atto autoriale che ha creato l’icona adatta per raccontare accanto alla vita anche la geografia del luogo,
- Sergio Lovisolo
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Re: L'orologio di Comacchio
Nel 1955 in Italia esistevano decine di migliaia di scorci completamente assimilabili a quello della foto, tutti regolarmente dotati di pozzanghera dopo ogni acquazzone. Non vedo pertanto alcuna relazione che la faccia diventare icona del delta del Po se non il titolo e la spiegazione dell'autore.
Cosa ci saremmo inventati se il titolo fosse stato "bambino con orologio, Carate Brianza 1955"?
La foto ha qualche merito per la fortuna dell'incontro e per "l'esserci stato" del fotografo. Perchè saturarla con
l'eccesso di significazione?
Ciao.
Sergio
Cosa ci saremmo inventati se il titolo fosse stato "bambino con orologio, Carate Brianza 1955"?
La foto ha qualche merito per la fortuna dell'incontro e per "l'esserci stato" del fotografo. Perchè saturarla con
l'eccesso di significazione?
Ciao.
Sergio