L'orologio di Comacchio
Inviato: mer dic 26, 2018 2:14 pm
fotografia di PIergiorgio Branzi , del 1955.
ricorro alle parole dell'autore stesso, citando direttamente alcuni suoi pensieri a commento di questa che è tra le sue la fotografia che amo di più:
... è certo che la realtà la vediamo attraverso il fondo di bottiglia dell’obiettivo, ma è altrettanto certo che la creazione dell’ “immagine” attiva le corde della nostra sensibilità, della nostra cultura non solo figurativa: coinvolge la coscienza sociale, il livello “etico” dell’autore, lo responsabilizza. In ultima analisi “l’immagine finale” proviene dal più profondo del nostro essere, dalla nostra stessa identità. E ci scopre e ci smaschera. Ci aiuta Oscar Wilde: «Qualunque ritratto, dipinto con intelletto ed empatia, è un ritratto dell’artista e non del modello. Il modello non è che l’occasione. Non è lui che è rivelato dal pittore, ma è il pittore che rivela sé stesso ...
... definirei la mia opera fotografica "realista", più che neorealista: o meglio parlerei di "realismo-formale" a valenza sociale. Il mio ralismo era uno sguardo di attenzione, di compassione verso quella realtà, il tentativo di tradurre quelle sensazioni in buone immagini, formalmente corrette.
... Mi sorpassa un ragazzo con sulle spalle un enorme orologio. Grande e rotondo, come quelli che si usava portare nella tasca del gilet appeso a una robusta catenella ... Funziona, sento il tic-tac, ma le lancette sono irrequiete, saltellano irregolarmente a ogni sobbalzo. Convinco il ragazzo a fermarsi e farsi fotografare. C'è un' ampia pozzanghera nella stradina, al centro di una quinta di muri corrosi. Il quadrante si riflette nello specchio d'acqua, si sdoppia, mi offre la chiave di lettura che cercavo di questo intrigante lembo di terra, dove il tempo sembra essersi fermato, sospeso in un silenzio d'acquario, una muta inquietudine metafisica .... Sopraggiunge un adulto che preleva il bizzarro orologio fuori misura, che segna il tempo con enigmatica indefinitezza, lo porta alla sua naturale destinazione: insegna pubblicitaria di un orologiaio.
ricorro alle parole dell'autore stesso, citando direttamente alcuni suoi pensieri a commento di questa che è tra le sue la fotografia che amo di più:
... è certo che la realtà la vediamo attraverso il fondo di bottiglia dell’obiettivo, ma è altrettanto certo che la creazione dell’ “immagine” attiva le corde della nostra sensibilità, della nostra cultura non solo figurativa: coinvolge la coscienza sociale, il livello “etico” dell’autore, lo responsabilizza. In ultima analisi “l’immagine finale” proviene dal più profondo del nostro essere, dalla nostra stessa identità. E ci scopre e ci smaschera. Ci aiuta Oscar Wilde: «Qualunque ritratto, dipinto con intelletto ed empatia, è un ritratto dell’artista e non del modello. Il modello non è che l’occasione. Non è lui che è rivelato dal pittore, ma è il pittore che rivela sé stesso ...
... definirei la mia opera fotografica "realista", più che neorealista: o meglio parlerei di "realismo-formale" a valenza sociale. Il mio ralismo era uno sguardo di attenzione, di compassione verso quella realtà, il tentativo di tradurre quelle sensazioni in buone immagini, formalmente corrette.
... Mi sorpassa un ragazzo con sulle spalle un enorme orologio. Grande e rotondo, come quelli che si usava portare nella tasca del gilet appeso a una robusta catenella ... Funziona, sento il tic-tac, ma le lancette sono irrequiete, saltellano irregolarmente a ogni sobbalzo. Convinco il ragazzo a fermarsi e farsi fotografare. C'è un' ampia pozzanghera nella stradina, al centro di una quinta di muri corrosi. Il quadrante si riflette nello specchio d'acqua, si sdoppia, mi offre la chiave di lettura che cercavo di questo intrigante lembo di terra, dove il tempo sembra essersi fermato, sospeso in un silenzio d'acquario, una muta inquietudine metafisica .... Sopraggiunge un adulto che preleva il bizzarro orologio fuori misura, che segna il tempo con enigmatica indefinitezza, lo porta alla sua naturale destinazione: insegna pubblicitaria di un orologiaio.