Francesca Woodman - A Place Called Space
Inviato: mar ott 30, 2018 1:02 pm
Francesca Woodman - House n. 3
Francesca Woodman - Polka Dots
Di Francesca Woodman ci colpisce la fine precoce. Una talentuosa ragazza, figlia di due genitori artistoidi, che per quanto ha potuto ha riversato la sua angoscia di giovane incompresa sulla fotografia, fino a quando, nemmeno ventitreenne, non ha deciso di averne abbastanza.
In genere, questi casi ispirano sentimenti opposti: da una parte l'esaltazione dell'opera al di là dei meriti dell'autore, dall'altra parte un fastidio legato proprio a queste sospette speculazioni.
Nel caso di Francesca, devo dire che ci troviamo di fronte a una vera fuoriclasse. Con una indiscussa capacità di trascendere il genere autoritratto (selfie, diremmo oggi) per assurgere a significati artistici elevatissimi, sia sul piano formale, che su quello contenutistico. Le sue opere hanno la proprietà di farsi apprezzare non solo per la loro bellezza, ma anche per il senso di coinvolgimento emotivo e la sottile inquietudine con cui il fruitore si identifica immediatamente, a pelle.
Ho scelto di selezionare due opere, tra le tantissime che la Woodman ci ha lasciato in così poco tempo, entrambe del 1976, raccolte nella serie “A Place Called Space”, realizzate a un'età in cui molti di noi apprendevano a stento i primi rudimenti della fotografia.
Più aulica la prima, “House n. 3”, più cruda la seconda, “Polka Dots”. In queste foto prevale il senso della scomparsa, progressiva ma inesorabile, quasi che la giovane si preparasse a sciogliersi nello spazio, in quei volumi e in quelle forme che l'hanno precariamente accolta in vita. In "House n. 3” la figura sembra trasfigurarsi e annegare nella luce, in una sorta di assunzione mistica, celestiale. In “Polka Dots”, invece, sembra diventare una macchia sul muro, una muffa, un segno di sporcizia lasciato per caso, come dev'esserle sembrato il suo breve passaggio in questa vita terrena.
In entrambe le fotografie, ma in realtà in tutto il suo lavoro, prevale la sensazione che la giovane abbia lasciato tracce indelebili di sé, della sua disperazione, del suo nefasto proposito. Quasi un testamento, scritto con la luce.