E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.
Esattamente l'esperienza che si fa guardando la foto.NicScogna ha scritto: ↑ven apr 13, 2018 11:46 amCamminavo lungo la Senna e sentivo un Sax. Lo cercavo, ma non riuscivo ad individuarlo, tornavo sui miei passi, ma la musica era forte eppure introvabile; mi decidevo allora ad andare sul ponte dove di solito i musici si fermano, ma niente da fare. Alla fine spuntava da sotto il ponte, quasi invisibile, la sagoma del mio musico ... e sopra la folla dei turisti.
. Ahi ahi, questo non potrei mai farlo, mi potrebbe sanguinare il cuore: come faccio a tagliare una parte che restituisce in modo efficace, per non dire simbolico, l'ambiente, la città di Parigi. Ahi, ahi, Carlo mi fai tagliare la mansarda Secondo Impero? Ma qui la questione è più seria di quanto sembra perché dietro a questo taglio si nasconde un paradosso, un paradosso per me, naturalmente: io condivido completamente il tuo pensiero sulla fotografia, per intenderci quello da te espresso ne L'esuberanza dell'ombra, là dove scrivi di immagini poco sature, di immagini che diano "rappresentabilità a contenuti latenti", di fotografie che non siano pornograficamente la "riproduzione di un dato grezzo di realtà", ma contemporaneamente io rimango, evidentemente, legato a un modello estetico che ho fortemente introiettato e dal quale non riesco a liberarmi. Lo so, ci dovrò lavorare, ma per il momento io quella mansarda non riesco a tagliarla. Infine, può mai essere che per rappresentare quello che non c'è, per alludere, per fotografare con rêverie, per non produrre immagini tautologiche, si debba per forza ricorrere al mosso, al buio, allo sfocato?perché l'interezza del palazzo, in alto, non porta alcun contributo