Ossigeno
- MarcoBiancardi
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Ossigeno
Se ci sembra che a stare in casa ci manchi l'aria, resistiamo e pensiamo a chi l'aria gli manca per davvero.
Re: Ossigeno
Caro Marco, è l'immagine che fa mancare l'aria, scava nel nostro rimosso, ci interpella su quello che cerchiamo perfino di sterilizzare nella nostra immaginazione. Apprezzo l'intenzione e te ne sono grato. Speriamo.. Un saluto Lorenzo
- MarcoBiancardi
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Re: Ossigeno
Molte grazie, Lorenzo stiamo uniti e speriamo davvero.
Re: Ossigeno
non trovo le parole giuste per commentare questa foto...
mi permetto di condividere quella che trovo una bellissima riflessione dello psicologo Morelli:
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?
In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?
In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo."
(Cit. F. MORELLI)
un saluto,
otto.
mi permetto di condividere quella che trovo una bellissima riflessione dello psicologo Morelli:
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare...
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l'economia collassa, ma l'inquinamento scende in maniera considerevole. L'aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira...
In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all'altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?
In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel "non-spazio" del virtuale, del social network, dandoci l'illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?
In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l'unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo."
(Cit. F. MORELLI)
un saluto,
otto.
- Carlo Riggi
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Re: Ossigeno
Caro Marco, premetto che la foto è molto bella e, in questo momento, particolarmente significativa. Approvo senz'altro.
Però, ti chiedo di spiegarmi in cosa questa foto si differenzia da quelle di altre persone in difficoltà, che in qualche occasione hai stigmatizzato. V. la mia "Doppia velocità", per esempio.
Però, ti chiedo di spiegarmi in cosa questa foto si differenzia da quelle di altre persone in difficoltà, che in qualche occasione hai stigmatizzato. V. la mia "Doppia velocità", per esempio.
Ciao
Carlo
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- MarcoBiancardi
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Re: Ossigeno
Grazie Otto, anche per la condivisione di questo testo, che avevo letto e apprezzato anch’io.
- MarcoBiancardi
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Re: Ossigeno
Grazie per l’apprazzamento, Carlo.Carlo Riggi ha scritto: ↑mar mar 24, 2020 1:43 pmCaro Marco, premetto che la foto è molto bella e, in questo momento, particolarmente significativa. Approvo senz'altro.
Però, ti chiedo di spiegarmi in cosa questa foto si differenzia da quelle di altre persone in difficoltà, che in qualche occasione hai stigmatizzato. V. la mia "Doppia velocità", per esempio.
Quanto alla tua domanda, si tratta di una foto scattata in una situazione vissuta tante volte durante il mio impegno lavorativo diretto per registrare e conservare per me anche la mia intensa partecipazione emotiva, sapendo bene di dover rispettare la riservatezza del mio paziente.
Un’immagine che non ho mai pensato prima di pubblicare, proprio perché la considero molto intima, mia e di quella persona: il mio lavoro e lo scopo della mia vita, non uno scatto di street photograohy. Ho pensato però che in questa sede ristretta di pochi amici e in questo momento particolare potesse avere un senso mostrarvela. Certamente non la vedrete mai sui social.
- Carlo Riggi
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Re: Ossigeno
Come si fa nei Question time alla Camera ti dico che la tua risposta non soddiafa il mio quesito, ma ti ringrazio lo stesso.
In fondo, pensandoci, è giusto che non soddisfi il mio quesito, perché nessuno ha accusato te per la tua foto, e infatti non hai nulla da giustificare. Quel che non si capisce è perché le tue valide motivazioni non valgano per altre foto simili.
Non dirmi che è questione di ampiezza della platea: se le intenzioni sono valide, lo sono per pochi intimi come per tanti.
In fondo, pensandoci, è giusto che non soddisfi il mio quesito, perché nessuno ha accusato te per la tua foto, e infatti non hai nulla da giustificare. Quel che non si capisce è perché le tue valide motivazioni non valgano per altre foto simili.
Non dirmi che è questione di ampiezza della platea: se le intenzioni sono valide, lo sono per pochi intimi come per tanti.
Ciao
Carlo
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- MarcoBiancardi
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Re: Ossigeno
Grazie ancora Carlo, tuttavia onestamente non saprei che altro aggiungere, non riuscendo a trovare alcun elemento comune tra le due foto.
- Carlo Riggi
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Re: Ossigeno
E' una discussione che andrebbe meglio fatta a tu per tu, con l'evidenza anche mimica di un atteggiamento sereno, corroborato da un bel bicchierino.
Non c'è nessuna intenzione polemica, com'è ovvio, ma se mi dici che non vedi alcun elemento comune tra le due foto, allora mi inviti ad una replica a cui non posso sottrarmi.
Io vedo in entrambe una persona in evidente stato di difficoltà. In entrambe le foto l'autore non ha inteso indulgere in elementi identificativi delle persone ritratte, non ha avuto un atteggiamento morboso, ma ha tratto spunto dalla loro condizione iconica per favorire delle riflessioni: una, richiamante una condizione di emergenza attuale, l'altra, legata alle differenze sociali, non meno attuale.
Uno scarto tra le due foto c'è, in effetti: in una, l'uomo ripreso è in una condizione che senza dubbio non ha desiderato e da cui vorrebbe uscire; nell'altra non sappiamo, la sua condizione potrebbe anche essere una scelta di vita.
Entrambe le foto mettono a disagio l'osservatore, ma forse in un caso, per quel che ne sappiamo, a disagio potrebbe essere solo l'osservatore, con il soggetto semplicemente e serenamente dentro la propria vita.
Non c'è nessuna intenzione polemica, com'è ovvio, ma se mi dici che non vedi alcun elemento comune tra le due foto, allora mi inviti ad una replica a cui non posso sottrarmi.
Io vedo in entrambe una persona in evidente stato di difficoltà. In entrambe le foto l'autore non ha inteso indulgere in elementi identificativi delle persone ritratte, non ha avuto un atteggiamento morboso, ma ha tratto spunto dalla loro condizione iconica per favorire delle riflessioni: una, richiamante una condizione di emergenza attuale, l'altra, legata alle differenze sociali, non meno attuale.
Uno scarto tra le due foto c'è, in effetti: in una, l'uomo ripreso è in una condizione che senza dubbio non ha desiderato e da cui vorrebbe uscire; nell'altra non sappiamo, la sua condizione potrebbe anche essere una scelta di vita.
Entrambe le foto mettono a disagio l'osservatore, ma forse in un caso, per quel che ne sappiamo, a disagio potrebbe essere solo l'osservatore, con il soggetto semplicemente e serenamente dentro la propria vita.
Ciao
Carlo
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- MarcoBiancardi
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Re: Ossigeno
Accetto il bicchierino intanto!
A quattrocchi ci si spiega meglio senz’altro.
Grazie Carlo.
A quattrocchi ci si spiega meglio senz’altro.
Grazie Carlo.